"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

martedì 21 dicembre 2010

I figli di


Nel bel mezzo della bufera "riforma" Gelmini (quella che cambierà la vita di noi tutti), oggi su Corriere.it si parla di alcune nomine universitarie fatte in extremis in favore di figli di. Non faccio nomi che non ho i soldi per gestire una class action di querelanti. Per la verità non so nemmeno se questi figli di siano realmente dei raccomandati o se invece meritano il posto che occupano, pur essendo dei figli di.
Quello che so, è che in università ce ne sono tanti di figli di che un posto ce l'hanno senza essere figli di. Il problema non è (solo) se a qualcuno viene in mente di raccomandare il figlio di, che tanto lo sappiamo che se hai un padre primario e vuoi fare il medico o se hai un padre rettore e vuoi fare il prof universitario è più facile. Ma che scoperta. Se il mondo fosse ribaltato e il lavoro migliore fosse fare la lavandaia, io sarei una figlia di. E magari sarei pure raccomandata; ma se non lo fossi sarei comunque avvantaggiata perché conoscerei i fornitori migliori, le macchine migliori, le malizie del lavoro, gli smacchiatori, la tecnica migliore per stirare più camice possibili in un ora, gli orari dei vigili di ronda (per poter parcheggiare in doppia fila quando faccio le consegne senza rischiare una multa ogni 10 passi)... Sarei una privilegiata, come lo sono i figli di. Non sarà bello, farò pure un po' incazzare, ma posso ancora tollerarlo.
Quello che invece fa veramente incazzare è vedere un figlio di nessuno che, pezzente come me, si infila nel pertugio strettissimo di un concorso universitario e se lo porta a casa, sia pure un 3+3, pur non avendo scritto inventato o pubblicato una beata mazza.
Ecco questo proprio me le fa girare a pala di mulino.

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