"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

mercoledì 15 settembre 2010

Il processo di adattamento procede...

1. ho i capelli impastati di drizzle che sembrano lavati la settimana scorsa (stamattina, giuro!);
2. mi sta piacendo il the con il latte (che mi ha sempre fatto schifo);
3. quando attraverso la strada, guardo dal lato giusto;
4. quando mi chiedono se mi trovo bene con il mio lavoro o se mi piace il posto in cui vivo, so che le aspettative sulla qualità della mia risposta non vanno oltre il "fine, thanks"
5. ho capito che la burocrazia inglese non è poi così tanto snella: tra poco arriva il contratto. Restano solo un paio di documenti da firmare. Solo vorrebbero proprio sapere che io sono io e che vivo dove dico di vivere e che vivevo dove affermo che vivevo (fino a 5 anni fa). Quindi vorrebbero: il passaporto (che non ho), la carta d'identità (si ma la mia non convince perchè è scritta in italiano), la patente (si, ma una inglese non una italiana), le bollette di qui (non ne ho nemmeno una), il pagamento di una tassa (ancora non sono arrivate), un conto in banca (che non mi aprono fino a che non ho un contratto)... ho tempo fino a lunedì...

lunedì 13 settembre 2010

Un uomo solo allo sbando

Ieri il signore buono e misericordioso mi è apparso e mi ha detto: cazzo mangi da macdonalds?

stavo rientrando a casa, quando mi sono fermato in un centro commerciale per comprare un bagaglio a mano per i suoceri che venerdì vanno in trasferta ostica inglese. Da carpisa, che costa poco.
Caso vuole che a fianco ci sta un macdonald, sono le 7 emmezza.... massì assaggiamoci sto mozzarillo.

Il negozio è nuovo, lo staff giovane e rimbambito e io ovviamente imbrocco la fila peggiore, con la ragazzina incapace e agitata. Ordino, le patatine sono pronte, il panino no. Vada pure a mangiare le patatine calde e torni tra un po' a prendere il panino, assai richiesto da tutti i clienti e perciò costantemente in rottura di stock (vabbè il senso era quello). Capo negozio da licenziare in tronco.
Mi trovo un trespolo per single, mangio due patatine, bevo un sorso di coca e poi torno al banco ad aspettare il mio paninetto.

La ragazza procede servendo i clienti in totale sbattito, perdendo tempo con movimenti scoordinati e asincroni rispetto ai colleghi. E soprattutto senza alzare lo sguardo, cosicché il mio tentativo di incrociare il suo senza tirarle un urlo è praticamente impossibile.
E qui apro una parentesi: solo e soltanto in italia i camerieri e le cameriere (specie se giovani e dipendenti di catene di ristorazione) fanno di tutto per non incrociare lo sguardo dei clienti. In qualsiasi altro paese al contrario tendono a romperti le balle chiedendoti sessanta volte se va tutto bene, se il cibo era buono, se hai già  digerito, se vuoi cagare ho appena pulito il cesso. Ma almeno, se hai finito una birra e ne vuoi un'altra non devi aspettare che ti vengano a portare il caffè¨. Chiusa la parentesi.
Insomma, dopo tre quattro minuti lì impalato ad aspettare che qualche rimbambita mi consegni il mio agognato mozzarillo, mi viene uno scrupolo e mi giro verso il trespolo che avevo scelto per consumare il mio pasto veloce.
Niente: non c'è più niente. Qualche zelante inserviente deficente deve aver pensato: guarda questi varesini fichetti che non sparecchiano come da regolamento internazionale.
Per un istante rimango là, in un limbo tra il panino non consegnato e le patatine e la coca sparite. Non resta che scappare, con le pive nel sacco: il messaggio divino è chiarissimo.

Quando arrivo a casa, la fame se n'è andata. Chiudo la serata con uno joghurt scaduto, ma da poco.

lunedì 6 settembre 2010

Tutti a scuola materna!

Eccoci finalmente alla partenza: scatta il periodo di inserimento alla scuola materna. Maestre nuove, compagni nuovi e... lingua nuova! Ecco, ogni volta che avanzo un dubbio circa la lingua, la possibilità che i bambini non capiscano e non si facciano capire, le maestre fanno spallucce e Lui, come fosse un mantra, ripete che andrà tutto bene. Ma figurati se andrà tutto bene!? E se poi stanno senza bere per un'intera mattina? Si disidrateranno, con il caldo che c'è qui in Inghilterra!! E se poi avessero freddo?? O caldo?? O fame?? O nostalgia della mamma? Come faranno? Eh? Vabhè lo ammetto, sto esagerando ma a volte mi sono sentita un pò come le madri italiane descritte da Tim Parks (Un'educazione italiana).
La verità vera è che ci ho messo quasi sei mesi per decidere se mandare i bambini alla nursery del campus o se aspettare fino a gennaio. Da buona lumbarda ho iscritto i bambini non appena ho saputo che mi sarei trasferita, mica che poi perdiamo il posto! Ma la decisione vera e propria di mandarli è arrivata con il tempo. Del resto anche con il nido è stato così: mi sono decisa piano piano, però poi è stato una volta per tutte. Devo dire che in questo percorso di autoconvincimento (ce la faranno, ce la faranno, ce la faranno, ce la farò), la figura maschile non è intervenuta più di tanto, pazientando e aspettando che le cose si sistemassero da sole (è un pò la sua filosofia).
E adesso finalmente ci siamo. Dopo settimane che parlo con i gemelli spiegando la rava e la fava, questa mattina si va alla scuola materna. Risultato: Edo ha fatto la solita scenata isterica sconvolgendo le serafiche maestre inglesi che stanno iniziando a capire che tipino è. Giorgio, invece, ha apprezzato molto la vasca con l'acqua e il sapone: via la maglietta, su una pettorina di plastica e via a fare travasi. Il tutto ha un che di piagetiano, ma è stato divertente vederlo ridere con la faccia piena di sapone. Ora ha la voce rauca (non ci abbiamo il fisico noi latini), ma almeno lui vuole tornare domani... Edo, invece, è fermo sulle sue posizioni... staremo a vedere
(to be continued)

giovedì 2 settembre 2010

Io arrivo sempre dopo

E' assolutamente un dato di fatto. Quando negli anni '80 si usava la permanente, io la schifavo. Mi sono fatta la permanente dieci anni dopo: sembravo un ufo arrivato da chissà quale pianeta. Quando si usava portare le ballerine, io le detestavo. Quando i negozi straripavano di fuseaux con le ghette o senza (che adesso chiamiamo leggings), io li snobbavo. Ho fatto violenza a me stessa e ho comprato un Barbour (rigorosamente finto) un anno dopo che tutti avevano già riposto il loro nell'armadio, insieme alle altre cose oramai passate di moda. Ora che mi sono quasi abituata ai pantaloni a vita bassa (è una tortura ammettiamolo) tornano di moda i pantaloni a vita alta/altissima - o forse sono già passati di moda, chissà.

L'idea di dare vita a un blog, quindi, si inserisce perfettamente in questo delirio. Oramai ce l'hanno tutti, come non dimostrare il mio cronico ritardo con la storia iniziandone uno mio? D'altra parte con tutte le persone che diventano ricche pubblicando libri ispirati a blog, potevo io tirarmi indietro??
In realtà, più che mio questo blog è nostro. Quindi se mai diventerò ricca mi toccherà pure dividere i guadagni con il mio co-autore.

Io vivo in UK con i nostri gemelli di due anni; lui è rimasto in Italia per lavoro (dice). Abbiamo incrociato le nostre vite circa 10 anni fa (ma per le date lui è molto più bravo di me) e da allora abbiamo fatto di tutto per complicarci le cose. Questo sarà il racconto semiserio di due anni di lontananza, scritto più che altro per calmare la nostalgia reciproca.

mercoledì 1 settembre 2010

The english key

 * I tennici inglesi sono molto americani (o viceversa). L’omino di sky aveva un furgone da playmobil con la scritta “senior engineer” e il giubbotto multitasche pieno di gadgets interessanti.
* La moquette in bagno non è questa grande idea
* Al telefono dall’italia mi chiedono: che tempo fa? Risposta: qui c’è il sole, ma i vicini qua di fianco sono sotto l’acqua. No, aspetta ora è il contrario.
* La birra costa ancora pochissimo e molti locali offrono il 2×1 su tutto il menu. Sarà la crisi.
* Gli inglesi hanno un sacco di figli e al supermercato c’è il carrello biposto gemellare. Son cose che ti cambiano la vita. Per davvero.
* Le domande degli italiani nel 2010: ma si trova tutto? Tutto cosa? Mah, tipo la pasta e la passata di pomodoro?
* La lingua del Galles è proprio strana… al posto della la x scrivono “cs” cosicché sui taxi c’è scritto tacsi, proprio come lo scriverebbe mia mamma. In pratica, è una lingua talmente lontana da noi che fa tutto il giro e diventa quasi vicina. Questa è un po’ difficile mi rendo conto.
* L’unica cosa interessante della lotta tra i due fratelli Miliband per la leadership del partito laburista è il padre dei due, studioso marxista ebreo polacco. Altri argomenti politici caldi: Blair ha scritto un libro per dire che punto uno gli dispiace se sono morti molti ragazzi in Iraq, ma non ci crede nessuno, e punto due (in inghilterra il punto due c’è, e si conta col mignolo e l’anulare) Gordon Brown è un pirla.
* I tennici inglesi effettivamente usano molto la chiave inglese
* Anche nella giuria di X-Factor inglese quest’anno sono in 4, c’è Geri Haliwell che parla parla parla e sta sulle ba*le agli altri
* Rete telefonica con chiamate illimitate in UK la sera e nei w-end? 12 sterline al mese. Per chiamate illimitate in Italia? Aggiungi 5 sterline. Internet a 20 mbs: altre 12 sterline. E’ la concorrenza, baby.
* Io ho fatto tutto con sky, compreso la tv ovviamente. Ma sky sport il calcio italiano manco se lo inc*la. Solo liga, non nel senso del cantante. Il rugby femminile invece è molto erotico.
* I canali tematici sono folli: sono capaci di trasmettere 15 puntate di seguito dello stesso programma. Ma anche lo sport non scherza: i primi 5 giorni c’era inghilterra pakistan di cricket. Sul 382 pari hanno scoperto che i pakistani se l’erano venduta. E per 10 giorni si è passati al golf che noi italiani siamo fortissimi.
* Gli inglesi non si asciugano i capelli in bagno: per legge in bagno non ci possono essere interuttori o prese tranne una a basso voltaggio per il rasoio. Sono molto attenti alla sicurezza… poi hanno il camino a gas con i carboni che ardono e la moquette per terra. Bah.
* Appena arrivati la bimbetta dei vicini ci ha recapitato una lettera di benvenuto tutta piena di fiori e svolazzi e frasi molto gentili. In fondo alla lettera, il vero senso dell’operazione: siccome fino a qualche mese fa noi vivevamo in questa casa, se per caso vi arrivano lettere indirizzate a noi, per favore fatecele avere… ora abitiamo qui vicino al n° 10. Inglese falso e cortese.
* Dopo qualche giorno ci è arrivato l’invito alla festa del nostro quartierino, che si terrà sotto l’enorme quercia davanti a casa nostra. Contenuto dell’invito: Ognuno porta da casa sedie e tavoli da giardino, se ce li ha. Stessa cosa i giochi da esterno dei bambini, sempre se ce li ha. E poi il cibo, ovviamente. Se piove, la festa viene cancellata mezz’ora prima (mandano un sms). Ma se c’è drizzle (la pioggerellina nebulizzata da cui non ti puoi difendere con nessuno strumento, forse solo col burqa) e c’è drizzle, tutti gli anni e tutte le volte, siamo britannici festeggiamo e ce ne battiamo il bel*no.
* “A sinistra si guida meglio con la propria vettura che con una loro con guida a destra. Però il fatto di essere sulla tua macchina ti da un’eccesiva sicurezza e c’è il rischio che ogni tanto sbagli corsia davvero”. Questa è la risposta standard alla seconda domanda degli italiani, subito dopo quella della pasta e del sugo.
* Mio fratello si è dovuto fermare con la macchina e far passar una mandria di cani cavalli e uomini in divisa da caccia alla volpe.
* Stoke on Trent è una vera merda. Se pensate che l’Inghilterra sia quella cupa e post industriale dei film di Ken Loach… bingo. Poi a 2 km c’è Newcastle under lyme, un gioiellino, villazze, giardini, e macchinoni. Solo che non ho ancora capito bene di che campino. Industria ne è rimasta ben poca, per il terziario non è certo londra… boh. Forse c’è la barbabietola da zucchero. Lignite e litantrace? Finiti.
* Abbiamo una vicina preta. Nel senso femminile del prete. Anglicana, ovviamente. Con marito e figlia. Quando va al lavoro è vestita come i nostri (semba pure un uomo in effetti). Poi a casa e nel tempo libero è in borghese.
* Siamo gli unici in tutto il quartiere ad aprire le finestre, sapete, la mattina col sole. Loro niente. Penseranno che le apriamo in quanto italiani, per far uscire la nostra puzza.
* Il contratto dell’energia elettrica è da 14 kW, quanto tutta via delle ville. Bah, vedremo la bolletta…
* Gli inglesi sopra i 20 gradi sclerano, infatti nella nostra veranda c’è un’incredibile ventilatore a pale/ lampadario. Mi immagino che gran caldo possa fare lì sotto.
* La carne inglese è proprio buona, la double cream uno spettacolo e del cheddar, dopo un po’, ne hai pieni i cogl*oni. Delle patatine, idem.
* KFC rimane al top delle catene di cibo spazzatura: rapporto quantità/prezzo mostruoso. Un giorno con un cesto di pollo fritto formato famiglia + cazzi vari e bevande (costo totale 14 sterline) ci abbiamo mangiato in 5 e abbiamo avanzato un sacco de robba.
* Nei supermercati inglesi è quasi impossibile trovare i wurstel. Niente di grave, però strano.
* Ho comprato un divano di seconda mano da una associazione di beneficenza, charity qualcosa. Ai due nerboruti tatuati che me lo hanno portato ho offerto la mancia dicendo: bevete due birre alla mia salute. Risposta: i soldi che lei ha pagato per questo divano servono a far uscire dall’alcolismo molti ragazzi inglesi. Ops.