"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

martedì 30 novembre 2010

Elenco (che va tanto di moda!)

Cose che la gente pensa o mi dice quando viene a sapere che mi sono trasferita con due gemelli in UK senza marito:
· Non va d’accordo con suo marito
· Sara’ difficile, ma ce la farai
· Chi si crede di essere?
· Non ce la fara’ mai
· Sei una matta
· E’ una coraggiosa
· Non ce la farai mai a guidare a sinistra
· Egoista, non pensa ai suoi genitori
· La invidio
· Hai fatto benissimo
· Io non ce la farei mai (e non capisco come possa farcela tu)
e... il gran finale: beato suo marito!

domenica 28 novembre 2010

Ghost in the nursery, ovvero: come i geni ti fregano i figli

Giorgio ha i suoi ritmi e i suoi tempi per fare le cose. Se una mattina ho fretta e vorrei che i gemelli si alzassero e si vestissero velocemente, in genere, succede che mi scontro con il suo desiderio di poltrire nel letto fino a che non lo decide lui. E non ci sono santi che tengano: mamma arriva in ritardo. Se gli chiedo di fare una cosa, di solito, non la fa mai subito, ma solo quando ritiene opportuno per lui smettere di fare quello che sta facendo (fosse anche niente), alzarsi e finalmente accontentarmi. A quel punto di solito quello che ho chiesto non serve più o lo ha già fatto suo fratello (e chiaramente a quel punto si arrabbia).
Se cambia qualcosa nella sua routine quotidiana, come tipo andare a vivere dall’altra parte d’Europa, ci mette quel mezzo secolo a riprendersi. D’altra parte è anche molto flessibile: quando pensi che stia per cadere definitivamente, riesce a trovare un appiglio per ritrovare il suo equilibrio.
È capace di concentrarsi talmente tanto su di sé che il mondo attorno a lui può pure andare a rotoli che non se ne accorge. È un insicuro che ha sempre bisogno di sentirsi dire che ce la può fare, che ci può provare, che se non riesce non muore nessuno. È orgoglioso, perché se poi non riesce a fare qualcosa da solo si incazza davvero a morte. Ascolta sempre, assorbe tutto. Dopo una discussione un po’ animata in cui lui era presente, ci abbiamo messo un mese (UN MESE) per convincerlo che tutto andava bene e che poteva addormentarsi da solo la sera. E non eravamo io e suo padre a discutere!
E alla fine una cosa che davvero mi fa impazzire: “Giorgio guarda lì, ci sono le tue calze. Me le prendi? No, Giorgio, non là, ma lì. Giorgio, per favore, guarda dove indica il mio dito. Giorgio, accidenti! Le calze! Come fanno a essere su in alto? Cosa guardi a fare il soffitto? No, amore, Giorgio, le calze non sono sotto il letto. Sono lì; vedi il mio dito? Lascia perdere, le prendo io. Grazie lo stesso”
Giorgio assomiglia a Carlo, a volte è Carlo.

lunedì 22 novembre 2010

Sul "savoia-marchetti" con Supermario

Dopo che Ryanair ha cancellato il volo supereconomico da Bergamo, Flybe mi fa uno scherzetto niente male: fino a marzo il volo di rientro della domenica sera sarà affettuato su un Bombardier tipo questo qui. 
A parte che ogni tanto cascano, e che fare due ore emmezza con un rombo nelle orecchie che sembra di partire per il Vietnam non è il massimo...
almeno si può evitare di incontrare Balotelli che in bresciano ti fa: "figa, speriamo di arrivarci a Milano con st'aereo di merda!"

domenica 14 novembre 2010

Storie di domeniche inglesi

Nonostante il clima novembrino decidiamo di uscire per una passeggiata. Una volta arrivati al laghetto di chille, la cerniera del giaccone di Dodo si rompe definitivamente. La giacca non si chiude più, di bottoni nemmeno l'ombra, mannaggia!
[Parentesi: non sono quel che si dice una madre previdente, piuttosto tendo a lavorare sull'emergenza. La giacca si sta rompendo? Quando non ne potrà più ne compreremo un'altra. Non ci sono più pantaloni per domani mattina? Vabhe, basterà prenderne due paia dal calorifero e metterglieli su. Nessuno si accorgerà che non sono appaiati alla felpa o che non sono stirati (l'unica è mia madre, ma vive a 1500 km da qui). Parentesi chiusa.]
Non sono ancora così tanto sportiva da continuare la passeggiata, io coperta come un pinguino e un figlio accanto che non riesce a respirare dal freddo. Quindi torniamo a casa tra pianti e urla, che loro volevano continuare la passeggiata.
A casa sfodero ago e filo e già vedo le loro facce sconvolte. Cosa diavolo vorrà fare questa qui adesso? Cucio di fretta e furia il giaccone in modo che rimanga chiuso, rivesto il Giorgione che nel frattempo si è spogliato e ripartiamo all'avventura.
Arriviamo al laghetto e Dodo pensa bene di gettarsi nella prima pozzanghera fangosa che vede. Più che una pozzanghera si rivela un buco alla "Fantozzi nel film in cui gioca a calcio". Lascio immaginare lo stato in cui il pargolo era conciato, ma sorridente per essere riuscito a uscirne vivo non sente ragioni e vuole continuare a camminare.
Torniamo a casa e cambiamo i pantaloni, ma a questo punto io mi sono veramente rotta di fare casa-laghetto di chille e quindi spero nella pietà filiale.
I due pidocchi non ne hanno di rimanere in casa, allora mi invento che bisogna raccogliere le foglie secche nel vialetto di ingresso. Forniti di trattori e cami (plurale di camion) usciamo per raccogliere le foglie secche (capirai, potevamo affogarci da quante ce n'erano). Avvistiamo una cacca di cane; chiedo di fare attenzione e di non pestarla. Dopo un minuto netto è sotto la scarpa di entrambi.
Passiamo la restante mezzora prima di pranzo sull'altalena a contare fino a 10 (arrivati a 10 uno scende e l'altro sale, altrimenti sono botte)
Nel pomeriggio, dopo la nanna, maratona di cartoni. ecchecacchio.