"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

domenica 14 novembre 2010

Storie di domeniche inglesi

Nonostante il clima novembrino decidiamo di uscire per una passeggiata. Una volta arrivati al laghetto di chille, la cerniera del giaccone di Dodo si rompe definitivamente. La giacca non si chiude più, di bottoni nemmeno l'ombra, mannaggia!
[Parentesi: non sono quel che si dice una madre previdente, piuttosto tendo a lavorare sull'emergenza. La giacca si sta rompendo? Quando non ne potrà più ne compreremo un'altra. Non ci sono più pantaloni per domani mattina? Vabhe, basterà prenderne due paia dal calorifero e metterglieli su. Nessuno si accorgerà che non sono appaiati alla felpa o che non sono stirati (l'unica è mia madre, ma vive a 1500 km da qui). Parentesi chiusa.]
Non sono ancora così tanto sportiva da continuare la passeggiata, io coperta come un pinguino e un figlio accanto che non riesce a respirare dal freddo. Quindi torniamo a casa tra pianti e urla, che loro volevano continuare la passeggiata.
A casa sfodero ago e filo e già vedo le loro facce sconvolte. Cosa diavolo vorrà fare questa qui adesso? Cucio di fretta e furia il giaccone in modo che rimanga chiuso, rivesto il Giorgione che nel frattempo si è spogliato e ripartiamo all'avventura.
Arriviamo al laghetto e Dodo pensa bene di gettarsi nella prima pozzanghera fangosa che vede. Più che una pozzanghera si rivela un buco alla "Fantozzi nel film in cui gioca a calcio". Lascio immaginare lo stato in cui il pargolo era conciato, ma sorridente per essere riuscito a uscirne vivo non sente ragioni e vuole continuare a camminare.
Torniamo a casa e cambiamo i pantaloni, ma a questo punto io mi sono veramente rotta di fare casa-laghetto di chille e quindi spero nella pietà filiale.
I due pidocchi non ne hanno di rimanere in casa, allora mi invento che bisogna raccogliere le foglie secche nel vialetto di ingresso. Forniti di trattori e cami (plurale di camion) usciamo per raccogliere le foglie secche (capirai, potevamo affogarci da quante ce n'erano). Avvistiamo una cacca di cane; chiedo di fare attenzione e di non pestarla. Dopo un minuto netto è sotto la scarpa di entrambi.
Passiamo la restante mezzora prima di pranzo sull'altalena a contare fino a 10 (arrivati a 10 uno scende e l'altro sale, altrimenti sono botte)
Nel pomeriggio, dopo la nanna, maratona di cartoni. ecchecacchio.

Nessun commento:

Posta un commento