"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

mercoledì 9 novembre 2011

Mai dimenticarsi la lezione dei subprime americani... soprattutto se hai la frangetta

Stavo per scrivere un post sul senso della vita e sul peso delle scelte quando Frangetta mi ha riportato alla cruda realtà.
Qui in UK gli acquisti on-line funzionano alla grande. Persino quelle cose che non compreresti mai su un sito, tipo le scarpe, qui van via come il pane. Altra cosa che qui in UK va alla grandissima, sono le carte di credito dei negozi. Noi abbiamo la carta Slunga per i punti, qui hanno le carte di credito personalizzate. La prima volta che me ne hanno offerta una in un negozio, ho chiesto il catalogo dei regali e hanno pensato che fossi pazza.
Metti insieme le due cose e avrai un sito che vende roba e che in più ti offre una carta di credito per pagare i tuoi acquisti. Accoppiata pericolosa.

A questa riflessione pure interessante, devo aggiungere un particolare ancora. L'educazione inglese prevede che tu debba essere educato anche quando stai inculando qualcuno. In pratica funziona così: tu vai sul sito, scegli i vestiti (sempre indossati da modelle fichissime), ti registri ("dicci se sei dr., on., miss., o che altro"), accetti le condizioni di vendita (quasi sempre senza leggerle per davvero) e passi a pagare. Ti raccontano che puoi pagare con un direct debit, con la tua carta di credito/bancomat o con un assegno; ti dicono che sono flessibili e che con loro ti troverai benissimo.
Di fatto ti aprono un conto di credito che ti permette di avere 250 pounds a disposizione ogni mese. Devi solo ridargliene 282.39 il mese successivo. Se poi sei un buon debitore dopo qualche mese ti regalano anche la carta di credito che puoi usare direttamente nei loro negozi. Per avere sconti! Valà che gentili.

Peccato che sia capitato a Frangetta. Peccato che abbia acquistato usando il mio nome e cognome. Peccato che me l'abbia detto solo dopo che sono arrivati a casa i documenti da firmare. Sono un subprime che cammina, statemi lontani.

domenica 6 novembre 2011

Dilatazione volumica dei solidi, senza escursione termica (o legge di Ryan)

Cerco quasi sempre di salire per primo sugli aerei low cost. 
Le tecniche sono arcinote, speedy boarding o priority Q, e poi arrivare primo al gate se non c'è il trasferimento con l'autobus all'aereo. Altrimenti, l'ultimo dei primi (in modo da salire per ultimo sull'autobus e scendere quindi per primo e alla svelta).
Se mi impegno, ci riesco sempre.
Qualche volta punto i sedili centrali, quelli vicini alle uscite di emergenza (c'è più posto per la gambe). Oppure i primissimi, quelli davanti alla crew, ma d'inverno ti becchi l'aria gelida finché non chiudono la porta.
Ma il MIO posto è il primo a sinistra, prima fila lato corridoio, davanti alla parete. Spazio per le gambe a sufficienza, tra i primi a scendere e poco casino in caso di gitanti e famiglie numerose.
Sì, mi tocca sopportare da vicino i tentativi di vendita di biglietti della lotteria, sigarette finte, giornali sgualciti, puzza di improbabile hot food per coraggiosi. Ma cerco di isolarmi, alzando il meno possibile gli occhi dall'iPad.


Appena accomodatomi, aumento il volume corporeo. 
L'obiettivo è raddoppiarlo, ma un più venti, più trenta per cento giuro di raggiungerlo. Sono competenze che si acquisicono con impegno e dedizione, ma ci si riesce. Che credete? Io già parto da un volume piuttosto "importante" ma non basta. Per dissuadere i passeggeri che salgono dopo di me a sedersi al mio fianco, nel posto centrale, devo gonfiarmi. E occupare almeno la metà della poltroncina a fianco.
Io ho bisogno di quella poltroncina. Devo appoggiarci sopra i giornali, l'acqua. Devo accavallare le gambe e buttarle da quella parte. E anche l'avventore seduto vicino al finestrino è d'accordo, lo so.
Ma questi salgono, continuano a salire e a buttare l'occhio lì... mi vedono completamente inclinato verso il sedile centrale (a volte fingo di dormire e russare) e tirano dritto, felici di aver schivato un viaggio potenzialmente terrificante.


Tutto fila liscio fino alla fine, quando arrivano i ritardatari, sudati e ansimanti.
Si tratta in genere di gente totalmente impreparata, loro pensano che per prendere l'aereo bisogna mettersi alla fermata e aspettare l'ora. Ovviamente appena saliti a bordo non ragionano, perdonono la propriocezione.
Se poi la hostess invita a scegliersi il primo posto disponibile, questi vanno nel panico e scatta il gioco della seggiola. E mi ritrovo regolarmente a fianco il signore della foto qui sotto.