"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

mercoledì 31 agosto 2011

Lost in parchescion

L'agosto inglese è stato piuttosto movimentato: strani individui incapucciati si sono riforniti di tv al plasma e telefonini dell'ultima generazione in modo quantomeno inusuale. Noi siamo arrivati qualche giorno dopo, unfortunately non abbiamo nemmeno un navigatore da rivendere.


In realtà la nostra Inghilterra è un pochino differente.
Durante una gitarella nello Staffordshire (leggi bene, staff, ok... poi faaad, no ford: faad... poi shier, sciaar, sciir, no sciair, scheer.. staffadsciii', staff, mavaff....), si insomma, arriviamo a Shrewsbury, di cui tralascerei le indicazioni sulla pronuncia, parcheggiamo le macchine e paghiamo la sosta nella macchinetta apposita.
Dopo esserci allontanati, mio fratello si rende conto di aver perso il blackberry; ricostruendo i minuti precedenti si ricorda di averlo appoggiato sulla macchinetta. Torna di corsa al parcheggio ma il telefono è sparito.
In quel lasso di tempo almeno una decina di persone si saranno avvicinate al telefonino... questi spaccano le vetrine per prenderli, figuriamoci se non se lo sono ciulati...  
Finiamo il giretto, torniamo al parcheggio e, incastrato nella maniglia del passeggero della nostra macchina, troviamo il blackberry nella sua custodia in similpelle e dentro un fogliettino scritto in bella calligrafia: probably must be yours.
Il lord o la lady ha visto il telefono, ha letto vodafone IT, ha trovato nel parcheggio un'auto con targa italiana e ha pensato bene di ficcarlo dietro la maniglia della porta. Sbagliata.
Se vuoi essere certa che l'autista lo trovi, devi incastrarlo nell'altro lato. Abbiamo il volante a sinistra, noi.


Dì la verità, caro il mio gentleman, ti sei messo la coscienza a posto, hai fatto la tua buona azione e poi ti sei allontanato pensando a questo piccolo italiano che fa volare il telefono sfrecciando a 70 miglia nella tua fottuta campagna inglese. 
Ora provo a lasciare il mio su una macchinetta in Corso Buenos Aires...





martedì 30 agosto 2011

il fatidico giro di boa (ah, e i miei post sono in nero adesso)

Un anno è trascorso e il successivo è appena iniziato.

Siamo di nuovo in ballo, io, i gemelli e la au pair**. Già, che pure lei tra poco ci lascia. E ne arriva un'altra. Spagnola sto giro. E speriamo bene, che l'ultima volta Giorgio ha smesso di fare la cacca per un mese perchè gli ho cambiato la nanny. Però al di là di tutto, quella della ragazza alla pari è stata un'esperienza positiva, almeno fino ad ora. Lo dico con una certa dose di sorpresa perchè non pensavo di essere persona adatta a ospitare un estraneo in casa per tanto tempo.


Io ho usato il sito www.aupair-world.net. Ce ne sono molti altri, ma questo è il più snello che abbia trovato ed è risultato molto affidabile. Inserisci il tuo profilo, descrivi la famiglia, fornisci alcune info generali, condisci con qualche particolare che attiri l'attenzione, metti una foto decente della tua famiglia (magari non presa proprio da vicino, che non si sa mai). In più, imposti dei criteri di scelta dell'au pair: genere (i maschietti sono pochi e fanno anche un pò sorridere, ma ci sono); fascia d'età; periodo di permanenza richiesto e mese di arrivo; provenienza geografica dell'au pair; lingua parlata e livello.


Tutto fatto. A questo punto, il sito va automaticamente a cercare le ragazze che hanno inserito il loro profilo e si combinano con le caratteristiche che hai inserito tu. Se trovi qualcuno che ti piace, puoi mandare un messaggio in cui esprimi la tua preferenza. La ragazza può decidere di: rispondere che anche a lei piaci; rispondere che a lei non piaci; non rispondere affatto (molte ragazze si iscrivono senza convinzione, poi semplicemente ignorano i messaggi. oppure si sono sistemate in una famiglia e si sono dimenticate di cancellare il profilo che rimane attivo per un pò).


Se la ragazza risponde che le piaci, per conoscere le sue info personali bisogna iscriversi al sito e versare una quota. Il sito che ho usato io chiede 39 euro per 60 giorni di consultazione, che non sono poi tanti soldi. Altri chiedono fino a 80-90 euro. Un'agenzia specializzata può arrivare a chiederne anche 500 per mandarti una ragazza per 6 mesi (se ti serve per un anno paghi di più; non ho capito bene il perchè, ma tant'è) e devi anticipare dei soldi prima di vedere il profilo della ragazza. In pratica paghi sulla fiducia. Di sti tempi... tzè.


Io, dopo le prime 5 mail scritte tutte punto e a capo ... da impazzire..., ho preparato una mail standard in italiano (all'inizio cercavo ragazze italiane) e in inglese e ho girato quella a tutte con piccole varianti a seconda di quello che trovavo sul singolo profilo. Descrizione della mia famiglia, descrizione dei compiti della au pair, periodo di inizio ben specificato, pocket money, elenco di domande per la au pair e richiesta di referenze. Dici, referenze?? Eccerto. Mica li dò in mano alla prima che passa i miei figli.

A questo punto serve un bel foglio A4 (o un foglio excel per i fissati) in cui segnare nome e cognome di chi risponde alla mail con le caratteristiche principali, perchè è assolutamente certo che alla 15° mail inviata e alla 4° risposta ricevuta non ci capisci più niente.


Il profilo ispira, le risposte alle domande sono sensate, le referenze ci sono... bene, si fa una skyppata? Rigorosamente in wecam che ti voglio vedere in faccia figlia mia, o quanto meno sentire la voce. Diffidare fortemente di chi non si fa nemmeno sentire. Prepararsi qualche domandina da fare a voce, in modo da condire la conversazione e sentire che ragionamenti fa. Ad esempio: mi dici quali attività pensi di fare con i bambini? come pensi di trascorrere il tuo tempo libero? hai mai vissuto situazioni di emergenza in cui erano coinvolti dei bambini? sei vegana/vegetariana? (eccheccacchio, la mucca che ho sul retro a chi la faccio mangiare??). Segue altro breve scambio di mail, poi si chiede tempo per pensare, si stila una classifica delle ragazze lette/viste e si decide.


Io avevo pure preparato una specie di contrattino in cui mettevo per iscritto tutto quello che ci si era detti per mail o a voce, soprattutto i particolari sulla sistemazione e il pocket money (interessante per la ragazza) e la parte sui doveri e i compiti richiesti (interessante per me). In realtà non l'ho mai fatto firmare, ci siamo accordate sulla fiducia e tutto è filato liscio. Però si può fare; anzi in rete ora si trovano anche dei modelli prestampati in cui inserire solo i propri dati. In ogni caso, il tutto funziona se si hanno le idee abbastanza chiare e se le si comunica in modo sufficientemente chiaro alla ragazza. Poi una grattata del solito buon culo non guasta mai.


Delle mirabolanti aspettative delle au pair inglesi, delle altrettanto mirabolanti richieste delle famiglie inglesi e del mitico Paul Holmes (anche se ora non si chiamerà più così), dirò in un altro post.


** La au pair riceve vitto, alloggio e un pocket money che varia da paese a paese. In UK, a seconda delle ore di lavoro, possono prendere dalle 50 alle 90 sterline la settimana. Devono lavorare al massimo 5 ore al giorno e devono fare dei piccoli lavori domestici (niente di troppo faticoso). Il tutto deve essere concordato. Hanno sabato e domenica liberi, come anche delle mezze giornate in settimana in cui possono frequentare corsi di lingua.

lunedì 22 agosto 2011

Un anno fa a quest’ora...


Domenica di agosto, sole caldo a Varese, ma stranamente niente afa. Andiamo in aereoporto con i nonni che scoppiano a piangere quando vedono i nipoti allontanarsi. Scena straziante (mamma cattiva, che cavolo stai facendo??).
Stranamente non riesco a ricordare com’era il tempo a Keele. Sole, nuvole, pioggia... bho’. Ricordo la casa che a confronto di quella di Varese mi sembrava enorme, gli odori diversi, le stanze freschine. I bimbi che trovano la veranda con i loro giochi italiani, sottratti nottetempo senza che se ne fossero accorti. Tutto strano. Bello eh, ma quando torniamo dai nonni? Quando finisce sta roba qui?

Adesso guardali, tutti e 3 sul divano spaparanzati a guardare la televisione. Questo e’ il momento piu’ bello e tranquillo della giornata. Giorgio si fa accarezzare da suo padre come un agnellino, Edo riesce finalmente a stare fermo per 10 minuti di seguito. Le luci sono soffuse, nessuno fiata, tutti sono tranquilli.

E sul divano c’e’ anche un posto che avanza. Chi lo avrebbe mai detto.