"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

domenica 19 dicembre 2010

Gli emigranti, quelli veri

Arrivo al centro commerciale più grande della città. Chi ne ha deciso la posizione ha cercato di renderlo molto attraente ai ticinesi, che se lo trovano a dieci minuti dal confine di Mendrisio. Loro mettono al confine discariche, bordelli e casinò. Noi supermercati.
Arrivo al centro, dicevo, e trovo 4 torpedoni con targa tedesca e un brulicare di persone attorno che arrivano coi carrelli pieni di ogni leccornia natalizia, intenti a caricare tutto il possibile nel vano bagagli. Mi avvicino, e sento parlare in italiano, con diverse sfumature tutte chiaramente meridionali.
E allora non capisco. Se sono emigranti che vanno al paese, perché diavolo si fermano a Varese a comprare il tartufone? Se stanno rientrando in Germania, ma cosa rientrano a fare il 19 dicembre? 
Disorientato, decido di intervistarne uno, cioè detto meglio: di farmi i cazzi loro.


Si tratta di una comunità di italiani emigrati a Lörrach, un piccolo paesino del sud della Germania, vicino al confine svizzero, dalle parti di Basilea insomma.
Mi dice che tutti gli anni, si fanno 600 Km in pullman per venire in Italia ad acquistare prodotti che lassù non si trovano, o si trovano a prezzi doppi o tripli. Per rendere anche questo Natale, passato in un paese straniero dove per altro anch'io ho vissuto due anni, il più simile possibile a quello di casa.
E allora ho pensato alla nostra condizione di emigranti "volontari", tra acquisti online, aerei lowcost e internet veloce. E che di questi italiani sparpagliati, in fondo, non frega proprio niente a nessuno.
Tanto che nel centro commerciale sembravano alieni, cittadini di un mondo parallelo, che incrocia il nostro nel 3x2 sul panettone.

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