"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

lunedì 3 gennaio 2011

Momenti di trascurabile felicità

Durante le vacanze di natale metto lì una pila di libri da leggere e poi, tutti gli anni, ne leggo al massimo due, di solito quelli più corti. Quest'anno è toccata al nuovo libro di Francesco Piccolo, che ha il titolo di questo post.
Mentre lo leggevo, ho vissuto anch'io uno di quei momenti di trascurabile felicità. Anzi, lo vivo tutte le volte che porto l'auto al lavaggio.


Io la macchina la lavo ai rulli, all'automatico, per fare presto e spendere poco. Pure la macchina la lavo poco, ma questo è un'altro discorso.
Quando arrivo al lavaggio automatico si avvicina l'omino e io lo faccio salire sulla macchina perché lui è più bravo a indovinare le corsie dove esattamente si devono incastrare le ruote. E poi mi piace vederlo incasinarsi col cambio automatico e tutte le diavolerie elettroniche che i francesi, maledetti, hanno infilato nella mia macchina.
Poi lui scende, io pago e aspetto che i rulli facciano il loro lavoro, per riconsegnarmi la macchina lavata abbastanza bene e asciugata abbastanza male.
Dopo pochi secondi, appena la macchina è aggredita dagli spruzzi, schiaffeggiata dagli spazzoloni, inizia ad assalirmi un pensiero terribile: avrò chiuso i finestrini?
Di certo non ho verificato che lo fossero. 
Aspetta, quelli posteriori erano senz'altro chiusi, e anche quello del passeggero. Ma il mio? Il mio non mi ricordo... Provo a ricordarmi che cosa ho fatto appena arrivato al lavaggio. C'erano due macchine in coda, poi è toccato a me. E lì ho fatto senz'altro la cazzata. L'omino si è paventato e io, per forza, ho aperto il finestrino. Si si, l'ho aperto, è un riflesso automatico, come dal distributore, il pieno di diesel grazie, no non la diesel speciale, quella normale,
L'ho aperto e non l'ho richiuso, ecco cosa ho fatto. Ed ecco quello che penso per i successivi cinque minuti, mentre la macchina, penso, sta imbarcando litri di acqua e io sono qua fuori e neanche riesco a vedere se il finestrino sia aperto. L'unica speranza è di averlo aperto poco.
In realtà spero anche che l'omino abbia verificato lui la chiusura dei finestrini, in uno slancio di bontà - in questo caso - natalizia. Impossibile, dopo averlo fatto litigare con la vettura transalpina.
Circa alla metà del percorso di lavaggio, ormai rassegnato a ritirare un'acquitrino di macchina, i miei pensieri virano verso le conseguenze. Ovvero: una volta ritirata l'auto, conviene fermarsi ed asciugarla con le apposite macchinette in dotazione all'autolavaggio, oppure è meglio salire facendo finta di nulla ed arrivare a casa infracicati ma evitando il pubblico ludibrio? La seconda senz'altro, penso. 
Anche perché a me quelli che lavano la macchina al lavaggio automatico e poi si fermano un'ora a lucidarla e asciugarla stanno un po' sulle balle. E' come se pranzi in cinque minuti al fast-food e poi passi la mezz'ora successiva a roteare nella boule remy martin del '91.
Ormai rassegnato, attendo all'uscita del mega parallelepipedo pensando alle successive tre ore a casa, armato di phon... la macchina arriva e, ovviamente ha tutti i finestrini chiusi, sigillati. Sempre, ogni volta.

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