"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

martedì 28 giugno 2011

The place is where we go (1)

Mi sono sentita a casa in tanti posti diversi in questi anni. In alcuni ci siamo stati per davvero, altri li abbiamo solo pensati.

Per prima c’e’ stata la Germania: Waldbronn e Fischerhauser. Waldbronn e’ un villaggio minuscolo nella foresta nera. Citta’ piu’ vicina Karlsruhe. Io piu’ che altro andavo e venivo; Carlo aveva un appartamento nello scantinato di una villa stile “The Sims”, casa della mitica frau Martin: camerona con finestra che dava sul giardino nel retro e cucina a vista. La frau era davvero “simpatica”, aveva solo delle piccole manie tipo controllare la quantita’ di spazzatura che buttavamo nel bidone. Pagava al consumo e non voleva che esagerassimo.
La meta’ degli elettrodomestici non funzionava o puzzava di muffa e il mood era talmente cupo che una notte ho avuto un incubo pazzesco con annesso attacco di panico. Ammetto che ci ho messo del mio. Leggere Il tunnel della liberta’ in uno scantinato uscito diretto dalla DDR... il tutto suonava gia’ di tragedia. Pero’ ci siamo anche divertiti un mondo. A Waldbronn ho ricevuto il mio primo mazzo di girasoli; ho scoperto perche’ i divani pesanti quintali non devono essere mai smontati; ho imparato come si fa a far smettere di russare qualcuno. Ma il tocco da maestro e’ stato comprare la griglia elettrica e cuocere il pesce nel corridoio d’ingresso. Ovviamente per vendicarsi con la frau della spazzatura.
A Karlsruhe c’era Sudstadt, vale a dire il quartiere poco raccomandabile dove pero’ trovavi interessanti pezzi d’antiquariato per le strade, la sera, dopo una certa ora. Pero’ vicino c’era anche Heidelberg. Bellissima.

Poi c’e’ stato Fischerhauser a nord di Monaco. Un’altra Germania, completamente diversa. Ci siamo arrivati facendo gli 80 su una Golf piena zeppa di roba. Ci hanno accolto la piscina gonfiabile del vicino insieme alle renne e ai folletti di Natale (medesimo vicino). Qui abbiamo imparato come si fa a entrare in macchina quando tutte le serrature sono ghiacciare (mitica “spada de foco”!!) e che i meccanici credono sempre che le donne facciano gasolio invece della benzina. Qui c’era il freddo, quello porco che niente poteva toglierti di dosso. Forse solo il Gluehwein, ma per poco.
Ho scoperto Wal-Mart, il Fluff murshmallow, il bello (bello, bello, bello) di vivere in due lontano da tutti e che i turchi si spacciano per italiani (ma mi sa che hanno smesso). A Monaco si mangia bene qualsiasi cosa... spagnolo, ungherese, messicano, cubano, .... basta non andare in un ristorante italiano, soprattutto se ha la bandiera italiana alla porta (sono turchi... vedi sopra). I pregiudizi sui tedeschi sono tutti abbastanza veri, ma ci si fa il callo in fretta. Ci sono dei negozi favolosi che ti vendono il pane del giorno prima a un prezzo stracciatissimo e i palazzi hanno quasi tutti la lavatrice a gettoni nello scantinato. Un giorno per strada un tizio mi ha inseguita con la macchina per qualche chilometro. Suonava, faceva gesti... stavo quasi girando verso l’ufficio di Carlo quando dallo specchietto ho visto che avevo lasciato il tappo della benzina aperto, appoggiato in bilico sul come cavolo si chiama. Pero’ avevo fatto benzina; non gasolio (quasi sicura).

A Waldbronn siamo tornati per il primo anniversario di matrimonio. Un po’, cosi’ per ridere, ci siamo chiesti dove ci sarebbe piaciuto essere e la mattina dopo passeggiavamo di fronte alla casa della frau Martin. C’era ancora la rana di terracotta con l’occhietto vitreo che ci controllava ogni volta che scendevamo nello scantinato. E c'era anche Vogel Hausbrau a Ettlingen...
E a Monaco... bhe’ ogni volta che al marito sembra mancare l’aria, la macchina inizia magicamente a puntare verso nord-est come l'ago impazzito di una bussola.

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