"che basta un filo di vento
per venirci a guidare
perché siamo naviganti
senza navigare
mai."

mercoledì 16 marzo 2011

Una storia, un terremoto e una cicogna

Bruner dice che la narrazione e’ un modo che le persone hanno per interpretare e conoscere la propria realta’. Quello che accade viene ricordato e acquista senso se siamo in grado di raccontarcelo e raccontarlo agli altri. Gli eventi acquistano significato e possono essere interpretati quando li infiliamo in una storia con un tessuto narrativo e personaggi. Esattamente come le favole e i racconti per i bambini, o i romanzi per gli adulti.

Accade dal momento in cui si nasce e probabilmente anche da prima. Perche’ qualcuno inizia a raccontare la nostra storia in vece nostra e poi ci consegna quella narrazione in modo che possiamo completarla. La narrazione e’ storia di famiglia che diventa storia di se’. Senza storia di se’ non si vive (non si esiste) e i buchi neri, i vuoti sono sempre riempiti. Quando non si puo’ narrare un pezzo della propria storia quello che si inventa per tappare il buco a volte e’ una favola, a volte un incubo. A volte qualcosa di ancora piu’ complesso. Non per altro, ai bambini abbandonati alla nascita e poi adottati si racconta che sono nati dalla pancia di una signora e dal cuore della mamma. Non per altro, qualcuno, in un periodo particolare della propria vita, scrive dei fatti suoi su un diario o decide di aprire un blog.

Ogni persona e’ un genere, ogni storia ha un suo impianto narrativo che determina e condiziona il significato attribuito agli eventi, guida le scelte, individua priorita’... Non ditemi che non avete mai conosciuto una persona “tragedia”. Chiunque nella vita, prima o poi, incappa in una persona “tragedia”. Una di quelle che vede il lato oscuro in tutto, che non e’ capace di godere delle cose belle perche’ dopo un + viene sempre un –, e quindi tanto vale stare seduto ad aspettare. Una persona “tragedia” non si fida mai troppo degli altri e poco di se’, si fida solo del fatto che il risvolto negativo arriva sempre.


Ognuno e’ un tema, ognuno sviluppa il proprio tema. Come la cicogna scopriremo il tutto (forse) solo alla fine - “Un uomo, che viveva presso uno stagno, una notte fu svegliato da un gran rumore. Uscì allora nel buio e si diresse verso lo stagno ma, nell’oscurità, correndo in su e giù, a destra e a manca, guidato solo dal rumore, cadde e inciampò più volte. Finché trovò una falla sull’argine da cui uscivano acqua e pesci: si mise subito al lavoro per tapparla e, solo quando ebbe finito, se ne tornò a letto. La mattina dopo, affacciandosi alla finestra, vide con sorpresa che le orme dei suoi passi avevano disegnato sul terreno la figura di una cicogna” (K. Blixen, introduzione a “La mia Africa”).


Ogni narrazione ha un copione in parte culturalmente e socialmente canonico in parte trasgressivo. Quello che raccontiamo di noi deve poter essere udibile dalle persone che ci ascoltano. Il racconto di un atto cannibalico va bene se si riferisce a un evento di tre secoli fa, non va piu’ bene se accade oggi dietro casa nostra. D’altra parte se la storia non introduce elementi di novita’ e trasgressione diventa noiosa.


Un terremoto 9 richter, uno tsunami e un rischio nucleare (poco ben spiegato e spesso mal capito) sono eventi sufficientemente ascoltabili e contemporaneamente abbastanza trasgressivi da suscitare il nostro interesse. In questi giorni non ho trovato molti discorsi sensati, costruiti sul visto e sul conosciuto piuttosto che sul sentito dire, tranne per alcune eccezioni tra cui http://pesceriso.wordpress.com, che ora scrive qui http://www.ilpost.it/flavioparisi. Lo stile e’ leggero e delicato, ma profondo. Il dilemma che vive dice qualcosa di importante della sua scelta di vivere a migliaia di chilometri da “casa” e delle differenti sfumature di significato della parola casa. Tirato come un elastico.


Forse sto divagando, forse no. Cicogna.

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